PARLARE DI CIBO & NUTRIRSI DI PAROLE
RICETTE E CULTURA
domenica 7 giugno 2015
venerdì 10 aprile 2015
LA PASTA FRITTA E I SAVOIA
Pasta fritta alla Siracusana
Si racconta che (1735) allorquando era consigliere Aulico di Vittorio Amedeo di Savoia e di Carlo VI e prender doveva una importante decisione per consigliare il Sovrano ordinasse al suo « monsù » (cuoco) « un piatto di pasta fritta alla Siracusana ».
Questa pietanza, leggera alla digestione, eccitante al cervello, e con qualità divinatorie, faceva si che i consigli dati erano fra i migliori.
( Michele di Linguaglossa su " Del Mangiar Siracusano" - 1979- Ente Turismo Siracusa)
Questa immagine invece risale al 1908 quando, in seguito al disastroso terremoto di Messina la discendente del Vittorio Amedeo, Elena di Savoia, decise di andare in "tournè" al sud, a far non so che cosa.. Forse ad assaggiare gli arancini di Messina o la pasta fritta di Siracusa.
Quel piatto delizioso che viene fuori quasi per magia, usando la pasta avanzata il pasto precedente , cui aggiungiamo a piacere pezzi di pancetta, salsiccia, mortadella, grana o caciocavallo ragusano, e, dopo averla immersa nelle uova battute, la friggiamo al tegame, ubbidiva originariamente ad una ricetta più semplice ed era più un dolce che un primo piatto:
"Una congrua quantità di « capelli d'angelo » cotti a fuoco lento da raggiungere appena « lo scotto ». Indi girando e rigirando con un forchetto si fanno delle polpette di pasta non troppo grandi.
Le polpette si friggono con la sugna finché la parte esteriore diventi dorata, caramellata, e l'interiore morbida. Le cosi dette polpette si inaffiano con miele nero e caldo dei monti Iblei.
Questo cibo che fu creato da un diplomatico per dare al Sovrano consigli certo a favore del suo popolo senza convergenze machiavelliche, sino a trenta o quaranta anni fa fu il mangiare igienico e vitaminico usato dai siracusani nei momenti di maggior gioia o di carestia e dava forza ai poveri e ai ricchi.
Michele di Linguaglossa
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giovedì 2 aprile 2015
LA CENA DI ECATE A BASE DI UOVA, PANE E FORMAGGIO E I DIALOGHI DI LUCIANO
Écate era una divinità infernale, il cui unico scopo era inseguire e tormentare le anime durante il loro viaggio verso il Regno dei morti.Vagava di notte seguita da un branco cani randagi. Per propiziarne il favore ed ammansirla, in suo onore sorgevano altari nei crocicchi e alla fine di ogni mese si portavano offerte di uova, pane e formaggio. In realtà le vivande poi andavano a beneficio dei poveri che le portavano via dagli altari trovando così modo di sfamarsi. Oggi ai poveri, quando non riescono a fare il pasto nella mensa caritas, non resta che frugare tra gli avanzi dei mercati rionali o dentro i cassonetti..
Alla cena di Ecate si fa riferimento in un episodio dei Dialoghi di Luciano, scrittore vissuto nell'Antica Grecia intorno al 100 d.C. Si tratta di una divertente situazione creatasi tra Caronte, Menippo ed Ermes.
Gli antichi credevano che l'anima, staccandosi dal corpo per raggiungere la sede ad essa destinata, dovesse essere traghettata da Caronte attraverso la palude Stigia; per questo era consuetudine di mettere in bocca al morto un obolo destinato pagare il biglietto per il tragitto. Altri riferiscono che ai morti venissero coperti gli occhi con due monete (forse dopo l'aumento delle tariffe Ade..). Questo è l'argomento ispiratore. Veniamo al racconto. Caronte aveva già traghettato Menippo e al termine del viaggio avevo preteso il pagamento per il servizio di trasporto (il famoso obolo) ma Menippo (filosofo cinico vissuto nel 30 secolo a. C.) che poneva ogni felicità nell'indipendenza dai beni terreni e dalle ricchezze, assolutamente povero in canna com'era, e morto tale, non aveva nulla da dargli. Tra i due si accese un aspro contrasto. Caronte incazzato urlava, minacciava e non sapeva rassegnarsi all'idea di averlo dovuto trasportare gratis. Menippo, ammetteva di non poter pagare e che, tutto sommato, poteva pure riportarlo indietro! Ad ad un tratto Caronte s'accorse che il suo cliente abusivo portava sulle spalle una bisaccia: pensò che contenesse denaro oppure oggetti di valore da trattenere. Macchè, solo un pugno di lupini e gli avanzi della cena di Ecate! Veramente desolante. Interevenne provvidenzialmente Ermes che gli fece comprendere che quello che aveva traghettato era un povero diavolo, che non si è mai curato di ricchezze in vita.Caronte che si allontanò urlando minacciando: -La prossima volta non finirà così!- Ma Menippo sapeva benissimo che non ci sarebbe stata un'altra volta...
Mr.Hyde
La cena di Ecate - uova, formaggi,lupini e pane |
Gli antichi credevano che l'anima, staccandosi dal corpo per raggiungere la sede ad essa destinata, dovesse essere traghettata da Caronte attraverso la palude Stigia; per questo era consuetudine di mettere in bocca al morto un obolo destinato pagare il biglietto per il tragitto. Altri riferiscono che ai morti venissero coperti gli occhi con due monete (forse dopo l'aumento delle tariffe Ade..). Questo è l'argomento ispiratore. Veniamo al racconto. Caronte aveva già traghettato Menippo e al termine del viaggio avevo preteso il pagamento per il servizio di trasporto (il famoso obolo) ma Menippo (filosofo cinico vissuto nel 30 secolo a. C.) che poneva ogni felicità nell'indipendenza dai beni terreni e dalle ricchezze, assolutamente povero in canna com'era, e morto tale, non aveva nulla da dargli. Tra i due si accese un aspro contrasto. Caronte incazzato urlava, minacciava e non sapeva rassegnarsi all'idea di averlo dovuto trasportare gratis. Menippo, ammetteva di non poter pagare e che, tutto sommato, poteva pure riportarlo indietro! Ad ad un tratto Caronte s'accorse che il suo cliente abusivo portava sulle spalle una bisaccia: pensò che contenesse denaro oppure oggetti di valore da trattenere. Macchè, solo un pugno di lupini e gli avanzi della cena di Ecate! Veramente desolante. Interevenne provvidenzialmente Ermes che gli fece comprendere che quello che aveva traghettato era un povero diavolo, che non si è mai curato di ricchezze in vita.Caronte che si allontanò urlando minacciando: -La prossima volta non finirà così!- Ma Menippo sapeva benissimo che non ci sarebbe stata un'altra volta...
Mr.Hyde
mercoledì 1 aprile 2015
POVERI E RICCHI A TAVOLA. PARLARE DEL 'MANGIARE' IN MANIERA DIVERTENTE, INTERESSANTE E NON CONVENZIONALE.
Quannu muoru iu cianciti tutti:
n tabbutu
m'at'a-ffari ri ricotti,
ri latu e-llatu cordi
di sasizza,
pi-ccapizzu ddu
capuna cuotti,
pi-ccummuògghiu
piscirova fritti,
pi-ccannili ddu
picciuotti schietti,
pi iacqua bbiniritta
vinu forti.
(Quando muoio io piangete tutti:
una cassa mortuaria dovete farmi di ricotte,
da parte a parte
corde di salsiccia,
per capezzale due castrati cotti,
per coperchio delle
uova fritte,
per candele due
giovanette,
per acqua benedetta vino forte).
Questo canto popolare, intonato durante la mietitura dai
contadini, citato nel libro “Del Mangiar
Siracusano” da Antonino Uccello, (Canicattini
Bagni, 11 settembre 1922 – Palazzolo Acreide, 29 ottobre 1979 antropologo e
poeta italiano) non è mica una novità: vasi
contenenti fagioli sono stati trovati in Perù nelle tombe del
periodo pre-Inca o in Turchia in scavi
risalenti al 5.500 a.C. ed anche in tombe Egizie del 2.500 a.C. Qui
sono stati trovati legumi e damigiane di vino e olio..Tutto ciò dimostra che
anticamente fosse ben diffusa la convinzione che dopo la morte ci fosse stata un’altra vita e che i defunti si alzassero, e continuassero a comportarsi
come nella loro esistenza terrena. Quindi oltre a leggere, a truccarsi e
vestirsi indossare gioielli, mangiassero, anche. Dentro la tomba di
Tutankahamon fu trovato di tutto (tranne oggetti di lavoro, il faraone era un
dio, mica poteva lavorare ).Per cui lavoratori o non, ricchi e poveri furono sempre affascinati dalla possibilità di
riscattare la propria vita dopo la morte e soprattutto si preoccuparono che
anche dopo la morte fosse assicurato loro il vitto quotidiano..
Su queste pagine ci occuperemo
di parlare di cibo, anz,i del ‘mangiare’, includendo nell’atto anche il
significato e la storia che l’ha preceduto. Non solo le ricette ma anche come e
perché sono nate. Parleremo del mangiare semplice e senza sprechi e di altri argomenti
interessanti e divertenti legati al cibo.
Mr.Hyde
venerdì 27 marzo 2015
CHIEDO SCUSA AL CARAVAGGIO
Ecco, come al solito, non ho resistito alla tentazione di aggiungere qualche particolare estraneo ad un'opera di Caravaggio. Non sia per mancanza di rispetto, piuttosto per dare un tono ai miei discorsi, un goffo tentativo di sollevarli dalla loro banalità avvicinandoli all'Arte e alla Cultura..
Tra le opere che Caravaggio fece per Ciriaco Mattei questa Cena in Emmaus fu molto apprezzata. L'artista probabilmente cominciò a mettervi mano nell'autunno del 1601 quando, viveva con il suo garzone Cecco proprio in casa Mattei.
Il dipinto raffigura il momento in cui i tre discepoli riconoscono il Cristo risorto nel loro compagno di tavola, mentre questi benedice il pane, mentre nell'originale figurano anche un cesto di frutta , il vino, un polletto: un'ambientazione più vicina a un'osteria che a un luogo sacro. Mi sono permesso di includere all'atto della benedizione anche un piatto di spaghetti, un panino con hamburger e patatine ed una lattina di Coca Cola, presenti e frequenti penso in tutte le tavole del mondo..
Parleremo di cibo con rispetto di chi lo assume e chi non. E parleremo di rispetto per il cibo stesso, che, tutto sommato, lo merita. Saluti a tutti e a presto.
Mr.Hyde
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